Letteratura e scienza by Annamaria Cavalli

Letteratura e scienza by Annamaria Cavalli

autore:Annamaria Cavalli [Cavalli, Annamaria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guaraldi
pubblicato: 2015-01-14T23:00:00+00:00


II.4. D’Annunzio tra follia e crimine, sulle ‘orme’ di Lombroso e Nordau

Altre tematiche che la scienza porta alla ribalta dell’interesse della letteratura girano attorno alle figure del criminale e del folle. A questo proposito sono interessanti alcune osservazioni che formula Cesare Lombroso, medico e criminologo di gran fama nel periodo che ci interessa, in un articolo sulla “Nuova Antologia” del 16 febbraio 1899, da cui si deduce che c’è stato un mutamento nella concezione dell’uomo e del suo sistema comportamentale: la scienza lo ha messo in luce e l’arte lo ha enfatizzato. In questo modo – pare riconoscere lo scienziato – gli ha conferito quella credibilità presso il grande pubblico che un trattato scientifico non sarebbe stato in grado di ascrivergli. Quindi la letteratura – e il riconoscimento è tanto più significativo perché proviene da uno scienziato – può fornire alla scienza un aiuto poderoso per la divulgazione delle proprie teorie, perché è proprio l’estremizzazione dei casi, tipica del suo procedimento, a convincere il lettore, facendogli accettare ciò che la neutra esposizione propria del discorso scientifico gli farebbe invece rifiutare. Ma sentiamo lo stesso Lombroso:

Quando siamo in presenza di figure vere, fatteci balenare sotto una forte luce dai grandi artisti, la coscienza del vero che dormicchia in tutti noi compressa e sfigurata dalle stiracchiature delle scuole, si risveglia, si ribella alle ubbie convenzionali che le vengono imposte; tanto più che il lenocinio dell’arte ha ingigantito i contorni del vero, li ha resi più evidenti e così ha reso molto minore lo sforzo necessario per impossessarsene […], quando invece dobbiamo concludere sulle fredde statistiche o sopra uno studio […] scheletrico dei fatti, sentiamo tutto il vecchio passato che ci si oppone di mezzo, e si allea col sentimento, e perfino col senso artistico, per obbligarci a negare.38

Si aggiunga l’instaurarsi di un processo emotivo assimilabile alla catarsi aristotelica, che ci aiuta a liberarci delle nostre pulsioni sotterranee, dei nostri istinti peggiori attraverso l’identificazione con un personaggio fittizio, quale è quello di un dramma o di un romanzo, mentre rifuggiamo dall’identificarci nella possibilità oggettiva che ci propone un trattato scientifico. Nel primo caso l’identificazione ci libera e ci consente di tornare alla vita reale come purificati dal contagio, nel secondo dovremmo riconoscere anche in noi la presenza del germe della follia e del crimine, pronto a scatenarsi in base a circostanze forse incontrollabili. Di qui il rifiuto.

Dalle parole di Lombroso si evince un profondo mutamento nella concezione della condizione umana, vista come un insieme di forze contrastanti in equilibrio precario, con forti radici istintuali e con un’animalità sempre pronta a riaffiorare. Su questo terreno gioca bene le sue carte la creazione artistica per produrre i propri personaggi ‘eccezionali’: fuori dai codici, immersi in situazioni abnormi, predisposte a una configurazione simbolica39.

C’è tuttavia una sostanziale differenza nella gestione dei grandi fenomeni di patologia sociale della criminalità e della follia da parte delle due culture. Mentre la scienza positiva, pur partendo da posizioni apparentemente progressiste (Lombroso era socialista), in effetti con gran parte dei suoi postulati



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